Gli sport invernali, nell’ultimo decennio, hanno ricevuto un notevole impulso, diventando popolari e avvicinando sempre più persone allo sci alpino, compreso lo snowboard, al pattinaggio, allo sci di fondo finanche all’alpinismo.
Tale popolarità, ha inevitabilmente portato a un aumento degli infortuni; ciò non è solo dovuto all’affollamento delle piste, ma soprattutto ai nuovi materiali che rendono apparentemente semplice il controllo degli sci da discesa con il risultato di renderli anche più pericolosi nelle mani di sciatori non del tutto esperti.
Gli infortuni più frequenti sono a carico delle ginocchia (nello sci alpino e nel fuoripista), mentre gli arti superiori (spalle e polsi su tutti) sono più coinvolti nelle cadute su snowboard e nel pattinaggio.
Se in passato, le cadute sugli sci provocavano lesioni alla caviglia e alla gamba producendo fratture malleolari o tibiali, con l’evoluzione degli scarponi negli anni ’70/’80, più alti, rigidi e avvolgenti, le elevate forze torsionali che si sviluppano in caso di caduta, si concentrano sul ginocchio provocando distorsioni più o meno gravi che possono determinare la rottura di legamenti importanti quali i collaterali e soprattutto il legamento crociato anteriore (LCA).
Il LCA è il più importante stabilizzatore passivo del ginocchio. E’ assimilabile a una corda, poco estensibile che blocca l’avanzamento del femore sulla tibia, stabilizzandolo, quindi, in senso anteriore. Esso, a differenza dei legamenti collaterali, è poco vascolarizzato, quindi non guarisce e una sua rottura determina l’instabilità articolare.
Il trattamento d’elezione consiste nell’intervento chirurgico di ricostruzione.
La funzione del neo-legamento viene svolta da tendini che possono essere prelevati dal paziente stesso (tendine rotuleo o gracile e semitendinoso), oppure che derivano dalla banca dei tessuti (allograft).
L’intervento di ricostruzione, effettuato in artroscopia, permette un recupero completo della funzionalità del ginocchio e una stabilità a lungo termine che protegge non solo dall’instabilità durante le comuni attività quotidiane e durante la pratica di attività sportive, ma anche dalla cosiddetta micro-instabilità che determina un’artrosi precoce nell’arco di pochi lustri.
Cadute dirette laterali, provocano invece lesioni agli arti superiori.
La spalla viene coinvolta sia con lesioni ossee (fratture della clavicola, della testa o del corpo dell’omero) o lesioni tendinee alla cosiddetta cuffia dei rotatori.
Le fratture di clavicola guariscono quasi sempre con un trattamento conservativo (bendaggio a 8) mentre le fratture dell’omero prevedono un trattamento chirurgico di osteosintesi se queste sono scomposte.
Il trattamento delle lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori è anch’esso prevalentemente chirurgico: si tratta della sutura per via artroscopia dei tendini rotti. Il successivo periodo di rieducazione è lungo e impegnativo.
Le fratture di polso, infine, sono comuni nella pratica dello snow-board e nel pattinaggio.
Le cadute all’avanti o all’indietro, con protezione delle braccia, determinano traumi diretti al polso con conseguenti fratture per lo più scomposte. Il trattamento può essere conservativo (gesso) o chirurgico a seconda che si riesca ad ottenere (con o senza manovre di riduzione) un buon allineamento dei monconi di frattura.
Esistono svariate strategie per prevenire gli infortuni.
Innanzitutto equipaggiarsi con attrezzature idonee e sci appropriati al proprio livello.
La preparazione presciistica, consistente prevalentemente nel rinforzo della muscolatura della coscia, è di fondamentale importanza per ridurre il più possibile il rischio di infortuni muscolari e di cadute.
Essere certi di trovarsi in una buona forma fisica quando si decide di andare a sciare. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che il muscolo freddo aumenta il rischio di infortuni: il riscaldamento, pertanto, riduce tale rischio.
La prudenza e una buona tecnica, infine, costituiscono elementi essenziali nella prevenzione di tutti gli incidenti.